COSA SONO?
Si è ormai d’accordo che sia necessaria una transizione verso modi di produzione e di consumo più sostenibili. Gli effetti di una crescita basata sulla massimizzazione del profitto “a qualsiasi costo” ha portato una serie di critiche conseguenze sull’ecosistema e sulle popolazioni. Conseguenze che non stanno tardando a colpirci in prima persona, basti pensare alla crisi epidemica che stiamo vivendo.
Un primo grande passo per portare un miglioramento è la transizione verso un consumo energetico più sostenibile. Questa tendenza è fortunatamente già in crescita. Infatti in vista delle riduzioni delle emissioni di carbonio nel settore elettrico prevista per il 2050 si stima che 264 milioni di cittadini dell’UE entreranno nel mercato energetico come prosumer. Utente che non si limita al ruolo passivo di consumatore “consumer”, ma partecipa attivamente alle diverse fasi del processo produttivo “producer“, generando loro stessi fino al 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva del sistema.
Una modalità innovativa per esercitare queste prosumption è attraverso le comunità energetiche (CE):
“Una coalizione di utenti che, tramite la volontaria adesione ad un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno o più impianti energetici locali”
Definizione Comunità Energetiche
Con tutte le opportune differenze, le comunità energetiche sono accomunate da un medesimo obbiettivo: fornire energia rinnovabile a prezzi accessibili ai propri membri, piuttosto che dare la priorità al profitto economico come una società energetica tradizionale.
La nascita di una comunità energetica prevede l’aggregazione di un certo numero di prosumers disposti a condividere impianti di produzione di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile.
Il tutto si fonda dunque su di un’ottica di autoconsumo e collaborazione, tramite un interconnessione tra cittadini, attività commerciali e imprese del territorio, secondo i principi di decentramento e localizzazione della produzione energetica.
Le comunità energetiche oggi permettono che questo autoconsumo possa essere attuato non solo in forma individuale ma anche in forma collettiva all’interno di condomini o comunità energetiche locali.
COME FUNZIONANO?
L’articolo 21 della Direttiva sulle energia rinnovabili (2018/2001) definisce l’autoconsumo collettivo realizzato all’interno di un edificio, grazie ad un sistema che fornisce elettricità a più di un consumatore (“uno a molti”).
Esempio: un edificio multi-unità con un sistema nell’area comune, in grado di soddisfare il fabbisogno di energia sia per le utenze condominiali che per quelle delle unità autonome. Quando l’autoconsumo collettivo trascende l’ambito di un unico edificio o condominio, siamo di fronte ad una comunità energetica.
Per garantire il carattere no profit delle comunità energetiche, non è ammessa la partecipazione, in qualità di membri della comunità, di aziende del settore energetico (fornitori e ESCO) che possono, invece, prestare servizi di fornitura e di infrastruttura.
La creazione di una Comunità Energetica si possono strutturare attraverso una governance locale a responsabilità diretta, composta da cittadini, associazioni e realtà imprenditoriali che condividono un insieme di principi, regole e procedure che riguardano la gestione e il governo della comunità, verso obiettivi di autogestione e condivisione delle risorse.
La disposizione relativa alle comunità energetiche prevede che i soggetti che partecipano debbano produrre energia destinata al proprio consumo con impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza complessiva non superiore a 200 kW.
La comunità energetica rinnovabile deve essere formata dai consumatori ubicati nella rete elettrica di bassa tensione, sotto la medesima cabina di trasformazione di media/bassa tensione. I partecipanti mantengono i loro diritti come clienti finali, compreso quello di scegliere il proprio fornitore ed uscire dalla comunità energetica quando lo desiderano. La partecipazione è aperta a tutti gli utenti sotto la stessa cabina elettrica, compresi quelli appartamenti a famiglie a basso reddito o vulnerabile.
L’energia condivisa all’interno della comunità è pari al minimo, in ciascun periodo orario, tra l’energia elettrica prodotta e immessa in rete dagli impianti delle comunità e l’energia elettrica prelevata dall’insieme dei membri associati.
A supporto di una comunità energetica vi sono tecnologie per facilitare il monitoraggio dei consumi e aiutare gli utenti della comunità a risparmiare e a consumare energia in modo più efficiente e intelligente che rientrano nei campi delle smart home e delle energy box: dispositivi domestici che consentono di integrare differenti sensori per facilitare la gestione dell’abitazione tramite App.
I dati monitorati a livello di abitazione dai sensori vengono trasmessi tramite l’Energy box alla piattaforma cloud di aggregazione. I dati acquisiti sono dunque immagazzinati e organizzati per elaborazioni successive. Inoltre per far fronte alla problematica delle fonti non programmabili, tra cui rientra ad esempio il fotovoltaico, vi sono tecnologie di accumulo che ricoprono un ruolo fondamentale. Ovvero con la capacità di immagazzinare una quantità di energia elettrica per poi restituirla elle unità di consumo nei momenti più opportuni.
CHE BENEFICI PORTANO?
I vantaggi che derivano da una Comunità Energetica sono vari, dal punto di vista sia economico che ambientale. Alcuni di questi sono:
- Risparmio in bolletta: più energia è autoconsumata e più si riducono i costi (quota energia, oneri di rete e relative imposte quali accise e IVA);
- Valorizzazione dell’energia prodotta: meccanismi incentivanti, ovvero lo Scambio sul Posto, il Ritiro dedicato e il Decreto Ministeriale Isole Minori;
- Agevolazioni fiscali (detrazioni o superammortamento): per i privati la realizzazione di un impianto fotovoltaico sul tetto di un edificio rientra nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia, previsti dall’Agenzia delle Entrate, per l’accesso alle agevolazioni fiscali. Per le imprese è previsto il superammortamento del 130% del valore dell’investimento;
- Riduzione degli impatti ambientali: l’energia prodotta da fonti rinnovabili permette di evitare le emissioni di CO₂ o di altri gas clima alteranti.
Per promuovere l’utilizzo di sistemi di accumulo e la coincidenza fra produzione e consumo, è stata stabilita una tariffa d’incentivo, per remunerare l’energia autoconsumata istantaneamente. Per accedere agli incentivi, l’impianto deve essere nuovo, ossia, installato dopo il 1 marzo 2020. La tariffa d’incentivo sarà cumulabile con le detrazioni fiscali, ove disponibili, e sarà stabilita in valori differenti.
Si deve ricordare che tra gli interventi attivati dallo sviluppo delle comunità di energia vi sono quelli legati al tema del risparmio energetico. La riduzione dei consumi di energia necessaria a svolgere un’attività.